
” Una storia vera impone rispetto, non permette eccessi d’invenzioni visuali “.
Così Steve McQueen ha dichiarato in una recente intervista quando gli veniva fatta notare la sua “ritirata classica” in 12 anni schiavo. Al di là del giudizio personale che si può dare sul film, è evidente che, rispetto alle sue pellicole precedenti ovvero Hunger e Shame, il regista inglese abbia virato a uno stile più tradizionale per raccontare una vicenda – vera, appunto – di schiavitù nell’America del 1841. Quello di 12 anni schiavo è uno stile meno sperimentale e pittorico nella costruzione delle inquadrature, con meno sequenze da video-installazione. Uno stile meno visionario, più al servizio del racconto piuttosto che della ricercatezza d’immagine.
Continua